Le donne nella religione cristiana: un contributo originale

Adriana Valerio nell’opera “Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre” ripercorre e analizza la presenza femminile, dalle figure bibliche come Ester e Giuditta, al rapporto di Paolo con le donne, arrivando fino ai giorni nostri.

Di Paolo e le donne abbiamo già fatto dei cenni (utilizzando sempre Adriana Valerio come fonte), ad ogni modo ricordiamo alcuni nomi di donne di cui Paolo parla: tra queste troviamo Febe (diacono), Priscilla (missionaria), Giunia (apostolo), Trifena, Trifosa e Perside (evangelizzatrici) oltre alla più nota Tecla.

Dell’opera, molto completa, citiamo alcuni nomi che non abbiamo ancora incontrato come la visionaria Ermine de Reims (1347 – 1396), sospettata dal suo confessore di essere matta perché nelle sue visioni manifestava il desiderio di libertà, magari di risposarsi e viaggiare. (Cfr. p. 57) La sua esperienza si ricollega a tutte le altre donne che ebbero difficoltà con i propri confessori, come Maria Celeste Crostarosa (1658 -1743), ispiratrice e promotrice della congregazione dei Redentoristi, emarginata dal suo padre spirituale che la voleva obbediente e silenziosa, tanto da portarla a lasciare il monastero di Sala (Salerno) e trasferirsi a Foggia, dove fondò il conservatorio del SS Salvatore. Maria Celeste chiedeva solo l’ascolto del suo cammino spirituale, non sottomissione. (Cfr. p. 60)

Queste difficoltà con i confessori e padri spirituali si verificarono ancora nel XIX secolo, come testimonia l’esperienza di Gaetana Sterni (1827 -1889), il cui confessore pretendeva da lei cieca sottomissione al punto che Gaetana si sentì costretta a bruciare i propri scritti di meditazione, (Cfr. p. 61) nonostante fosse la fondatrice delle Suore della Divina Volontà.

Molti padri spirituali e confessori, proprio tramite la confessione, cercavano di controllare e sottomettere le donne, anche religiose e suore.

D’altra parte, ci sono stati anche moltissimi e positivi rapporti di amicizia, supporto e comprensione tra le donne e il padre spirituale. Per citarne alcuni: Cristina di Markyate (1097 – 1161) con l’abate Geoffry di St. Albans, che si rivolgeva a lei per ogni atto importante e persino decisioni politiche (Cfr. p. 62); Chiara e Francesco; Francesca di Chantal e Francesco di Sales; Luisa di Marillac e Vincenzo de’ Paoli (Cfr. p. 63), e molti altri ancora.

Anche le umaniste ebbero spesso ottimi rapporti con i compagni spirituali, come Vittoria Colonna, Giulia Gonzaga e Margherita di Navarra. (Cfr. p. 65)

Sul diaconato femminile si è scritto molto e anche Valerio ne parla, e così anche sulle badesse, il cui ruolo fu molto importante. Ricordiamo Ildegarda de Bingen (1098 – 1179), una figura importantissima che ci promettiamo di approfondire. O ancora l’esperienza delle badesse spagnole di Las Huelgas (Burgos), che ricevevano le confessioni. (Cfr. p. 74) E infine le tante badesse che avevano sotto la propria autorità sia comunità religiosi femminili che maschili. (Cfr. p. 75)

Possiamo affermare quindi che «la storia della vita religiosa femminile è un patrimonio incredibile per le tante forme che hanno preso corpo sia di esercizio di potere sia di modalità di convivenza». (Cfr. p. 77)

E in genere il ruolo delle donne profetesse di cui abbiamo parlato sul sito in “Le donne e il cristianesimo: una presenza storica negata” «si configura nella storia del cristianesimo come capacità e forza di dire la verità», (Cfr. p. 83), che diventa quindi anche una sfida al potere.

Ulteriori esperienze molto interessanti sono quelle che derivano delle utopie: dalla visione di un Messia donna al sogno di città utopiche di cui scrissero Cristina da Pizzano, Moderata Fonte, Mary Astell, Sarah Scott, Charlotte Perkins Gilman. E ancora Rokeya Sakhawat Hossain (1180 – 1932), femminista musulmana, che nell’opera “il sogno di Sultana”, del 1905, descrive la sua utopia di una società femminile ed egalitaria (Cfr. p. 94), mentre Frances Wright (1795 -1852) fondò la comunità “Nashoba” nel Tennessee, dove era abolita ogni forma di schiavitù e disuguaglianza. (Cfr. p. 94)

Spesso in queste utopie erano assenti discriminazioni e il pacifismo regnava su ogni cosa.

Dal punto di vista religioso la mistica femminile puntò invece alla demistificazione del potere a favore del servizio, dando importanza al ruolo materno della donna e della religione. L’esperienza mistica femminile presenta un Dio fragile e presente più che un Dio che punisce: una visione lontana dall’arroganza del potere.

Le donne hanno arricchito e reso profondi molti temi prima non considerati, una ricchezza di esperienze che l’opera di Adriana Valerio riesce a farci comprendere.