Nell’opera “La riscoperta dell’umanità. Come un gruppo di antropologi ribelli reiventò le idee di razza, sesso e genere nel XX secolo” di Charles King vengono approfondite diverse tematiche, riportiamo solo alcune tra quelle più attinenti al sito.
Come avevano insegnato celebri studiosi e come avevano sottolineato anche celebri antropologhe, l’antropologia permetteva di aprire la mente ad altre culture e nuove possibilità. Nella sua opera più nota “L’adolescenza in Samoa”, Margaret Mead scrisse: “che le soluzioni di altri popoli ci appaiano o no degne di invidia, le nostre vedute sulle nostre proprie soluzioni non possono che divenire più vaste e più profonde conoscendo come altri popoli hanno affrontato gli stessi problemi”. (Cfr. p. 182)
E Margaret – così come fecero le sue colleghe – rinnovò uno studio già di per sé innovativo, poiché non si limitò ad ascoltare le voci maschili dei capi villaggio, ma parlò con le donne, visse con loro e scoprì i segreti celati ai maschi.
Tra le tante storie raccontate nel libro, oltre alla vita del più noto Franz Boas e di interessanti antropologi e antropologhe, riportiamo quella di Zora Neale Hurston, afroamericana, nata in Alabama nel 1891.
Zora non aveva molti mezzi, ma grazie alla sua brillante intelligenza e volontà riuscì ad inserirsi tra gli artisti neri di New York e ad ottenere i favori di filantropi bianchi, spesso donne, desiderosi di aiutare questi artisti. (Cfr. p. 211)
Divenne così famosa da essere spesso invitata ad eventi ed iniziative organizzati sia da intellettuali progressisti che da studenti. Era una vera e propria scrittrice di talento. All’inizio sembrava più un personaggio pubblico, come oggi lo sono gli influencer, gradita a gente famosa e a filantropi quali Charlotte Osgood Mason, grande sostenitrice di scrittori e artisti neri di Harlem.
Per i suoi studi, Zora si recò anche nei Caraibi, scrisse libri, divenne famosa, pur rimanendo una semplice donna afroamericana anche tra gli antropologi di Franz Boas, che negavano la razza! Ebbe molti detrattori maschi e così, con il tempo, Zora passò dalla fama all’oblio, come nel 1975 rilevò la poetessa e scrittrice Alice Walker. L’autrice afroamericana di “Il colore viola”) raccontò proprio il percorso che allontanò Zora dai riflettori, tanto da definirla “tra gli autori non letti in America, senz’altro uno dei più significativi”. (Cfr. p 373)
Grazie ad Alice Walker, Zora venne riscoperta in tutti i sensi: la poetessa Walker riuscì a ritrovare il cimitero dove era seppellita. La tomba in realtà era andata perduta ma Alice pagò per una pietra tombale che fece sistemare in un punto da lei scelto. Ora sulla sua tomba è scolpita la parola “antropologa”. (Cfr. p. 374)
Zora era morta da quindici anni quando Alice si occupò di lei. Alla fine, Zora Neale Hurst riuscì a diventare una scrittrice e antropologa seguendo l’esempio della madre Lucy che – non avendo molto da offrire se non consigli e coraggio – insegnò agli otto figli che … “saltare verso il sole garantiva di staccarsi da terra“. (Cfr. p. 208)