Ci hanno sempre fatto credere che nel passato non sono esistite compositrici o musiciste di alto livello, se non qualche abile esecutrice.
È vero? E gli impegni familiari quanto hanno limitato la carriera delle artiste?
In “Note dal silenzio. Le grandi compositrici della musica classica” Anna Beer ci parla di molte artiste del passato come Francesca Caccini, Barbara Strozzi, Elisabeth Jacquet de La Guerre, Marianna Martines, Fanny Hensel, Clara Schumann, Lili Boulanger, Elizabeth MaConchy.
Scopriamo geni mancati come Clara Wieck Schumann che poco prima di sposare Robert Schumann, scrisse: “Un tempo credevo di avere un talento creativo, ma ho rinunciato a comporre. Non c’è mai stata una capace di farlo, perché dovrei riuscirci io?”. Parole che ci ricordano l’importanza dei modelli, dei precedenti per avere l’ardire di riconoscere il proprio valore.
Inoltre era difficile che i mariti e i familiari accettassero la carriera artistica delle donne: Johanna Kinkel (1810-1858) compositrice, scrittrice, pedagoga e rivoluzionaria tedesca nel 1832 si sposò con un musicista che le impedì di occuparsi di musica fino al 1840, quando divorziarono. E il prodigio Amy Beach (1867 -1944) prima venne ostacolata dalla madre poi dal marito. Per ritornare ai concerti dovette aspettare la morte del coniuge. E ancora la brasiliana Francisca Gonzaga (1847 -1935) dovette scegliere tra famiglia e musica. Per continuare a suonare e comporre fu costretta dal marito ad abbandonare i figli!
Ma non mancano le storie di successo: Kassia la prima compositrice di cui ci è pervenuta l’opera, ovvero l’inno a Maria Maddalena della metà del IX secolo. Inno ancora oggi cantato nelle chiese greco-ortodosse la mattina del Mercoledì Santo.
Le artiste non hanno ancora trovato spazio nei libri di scuola, ma questo non significa che non siano esistite e soprattutto che non meritino la nostra attenzione (e la riscoperta).