Se volessimo conoscere e curiosare nella vita privata dell’artista Van Gogh, magari attraverso lettere e documenti personali, potremmo leggere l’opera di Willem-Jan Verlinden “Le sorelle Van Gogh”.
Questo scritto ci permette di conoscere alcuni personaggi a lui vicini, come i genitori, le sorelle, i fratelli e altri familiari acquisiti, tra cui spicca la cognata Johanna Bonger, che fu fondamentale nell’evitare prima l’oblio dell’artista e poi farne scoprire il genio.
Ovviamente scopriamo anche delle curiosità inerenti la famiglia Van Gogh. Ad esempio, dei genitori leggiamo che la mamma Anna si sposò a trentadue anni e aveva tre anni più del marito Dorus ed ebbe l’ultimo figlio a quarantotto anni. (cfr. p. 27)
Della sorella Lies scopriamo che si lamentava della condizione delle donne e scriveva “sai cosa trovo assai frustrante per noi ragazze? Che possiamo essere solo vicarie o governanti”. (cfr. p. 51) Le ragazze di famiglie abbienti, ma non ricche, erano solite studiare per poi cercare un impiego come insegnanti, governanti o dame di compagnia. Lies amava la letteratura e la poesia e condivideva la passione con la futura cognata Johanna (Jo) Bonger che, prima del matrimonio e del suo impiego come curatrice delle opere di Vincent, era insegnante di inglese e traduttrice. (Cfr. p. 108).
Prima di diventare parenti, Jo e Lies intrattenevano una corrispondenza epistolare che nel tempo si tramutò in amicizia. Parlavano di tante cose, in primis di letteratura, ma anche della loro avversione per le pulizie, soprattutto quelle di primavera, che consideravano piuttosto impegnative. (Cfr. p. 108). Amavano i libri di George Eliot che sapevano essere una donna (Cfr. p. 111), cosa a quanto pare sconosciuta a Vincent. (Cfr. p. 117)
Tutti erano consapevoli che per una donna era difficile essere una artista. Vincent, pur non incoraggiando sempre le sorelle all’attività artistica, aveva comunque grossa stima di Harriet Beecher Stowe, autrice della Capanna dello zio Tom. (Cfr. p. 119)
La mamma Anna, che pur dipingeva come hobby, non approvava il fatto che Vincent frequentasse i contadini e che li pagasse per posare. Tutta la famiglia aveva un rapporto altalenante nei confronti dell’arte di Vincent. (cfr. p. 102)
Altre notizie “curiose” sulla famiglia e la società le possiamo conoscere sempre grazie a Lies, che ebbe una figlia con il suo datore di lavoro. La figlia fu conosciuta dalla famiglia solo quando aveva ormai raggiunto l’età matura, poiché visse sempre al di fuori della famiglia, anche dopo il matrimonio della madre Lies con l’uomo ormai vedovo.
La sorella Wil invece fu attiva nella TAA, ovvero nella Esposizione nazionale del lavoro femminile. Amava dipingere e purtroppo era affetta da forti disturbi mentali come Vincent e altri familiari. Divenne anche insegnante di Sacre Scritture ma, come tante donne, si sentiva limitata nelle possibilità lavorative. In un tale periodo di limitazioni, l’incoronazione della regina Guglielmina, nel 1898, fu vista da tutte le donne come un miglioramento e una speranza di maggior libertà. (Cfr. p. 185)
A quarant’anni Wil era già malata e impossibilitata a condurre una vita autonoma tanto che venne ricoverata in una casa di cura e non ne uscì più.
Alla fine fu la sorella Lies che cercò di intraprendere una carriera artistica, dato che Wil dovette arrendersi alla malattia. Per tutta la vita Lies scrisse libri e poesie senza tuttavia riscuotere il successo desiderato. Le venne soltanto riconosciuto un certo talento e ottenne un piccolo riconoscimento solo grazie ad un libro su Vincent (che peraltro provocò diversi battibecchi in famiglia).
Insieme al marito Theo Van Gogh, la cognata Jo fu sempre centrale nel riconoscere il talento di Vincent promuovendone le sue capacità artistiche assieme al proprio figlio. La famiglia d’origine non sempre lo comprendeva, ma comunque lo sostenne sempre e lo aiutò quando necessario.
In vita Vincent vendette probabilmente solo un’opera d’arte, ovvero La Vigna Rossa del 1890 e l’acquirente fu la pittrice Anna Boch.
Solo poche persone lo capirono a livello artistico. Tra queste, oltre all’onnipresente Jo, possiamo ricordare l’amica Emilie Knappert, che organizzò almeno cinque mostre a lui dedicate. (Cfr. p. 180)