Maria Gaetana Agnesi: una matematica del Settecento che abbandonò gli studi per dedicarsi ai poveri

Nell’opera “Maria Gaetana Agnesi e il suo mondo. Una vita tra scienza e carità” l’autore Massimo Mazzotti ci presenta una importante filosofa, matematica e accademica milanese, oggi poco conosciuta.

Maria Gaetana Agnesi (1718 – 1799) fu la prima donna a pubblicare, nel 1748, un libro di matematica. All’epoca fu una celebrità molto conosciuta per le sue conoscenze filosofiche, matematiche e successivamente per la dedizione nelle opere caritatevoli.

Grazie alla sua intelligenza fuori dal comune, sin da bambina fu seguita negli studi con molta attenzione dal padre Pietro Agnesi che vide in lei (e nella sorella Teresa) la possibilità di nobilitare la famiglia. Gli Agnesi erano dei ricchi mercanti e il padre desiderava ottenere maggiore prestigio sociale grazie a Gaetana e Teresa, che fu una celebre clavicembalista e compositrice.

Presso Palazzo Agnesi la giovane Gaetana sosteneva delle dispute in latino, su argomenti filosofici e matematici.

Anche Gaetana suonava ma era Teresa ad accompagnare con la musica le conversazioni dotte della sorella con filosofi e professori. La musica aveva il compito di teatralizzare le conversazioni, guidare ed enfatizzare alcuni passaggi. (Cfr. p. 37)

Era tanto nota e ammirata che persino il principe Federico Cristiano, erede al trono di Polonia, in visita a Milano nel 1739 chiese di poterla ascoltare. (Cfr. pp. 37-38)

Gaetana fu sempre molto religiosa e dedita alle pratiche devozionali e caritatevoli, diverse volte passò un periodo complicato perché mal sopportava la vita mondana imposta dal padre che la vedeva come l’orgoglio del casato. Nel 1739 ottenne da Pietro Agnesi di poter vestire in modo più sobrio (ma non di prendere i voti), di poter far visita alla basilica di San Nazaro e alle altre parrocchie a suo piacimento, di poter evitare i balli e di poter operare come volontaria all’Ospedale Maggiore per occuparsi di donne povere e malate. (Cfr. p. 90)

In questo periodo si occupò di matematica, opere pie e letture teologiche, anche se continuò a partecipare ad alcune conversazioni organizzate fino alla morte del padre. (Cfr. p. 100)

Gaetana era riconosciuta tra gli studiosi: Giovanni Crivelli le chiese di preparare una breve introduzione sulle aurore boreali per un suo noto manuale di fisica: Gaetana acconsentì a condizione di non vedere menzionato il suo nome. (Cfr. pp- 134-135)

Il manuale di matematica scritto da Gaetana rimase in uso per molti anni perché giudicato chiaro e ben scritto: (Cfr. p. 11) curava la spiegazione di ogni dettaglio, chiarendo ogni passaggio e accostando ai concetti matematici degli esempi presi dal quotidiano. (Cfr. p. 136).

Con la pubblicazione del libro divenne molto famosa, ricevette inviti ad unirsi ad accademie scientifiche e congratulazioni. Dal 1748 era già membra dell’Accademia delle Scienze di Bologna.

Per la sua opera si congratularono Laura Bassi (scienziata ed accademica) e Benedetto XIV che la candidò lettrice di Matematica all’Università di Bologna, carica che ottenne nel 1750. Due donne, Laura e Gaetana, all’Università di Bologna, l’orgoglio del papa! (Cfr. p. 145)

L’imperatrice Maria Teresa d’Austria le regalò un astuccio di cristalli, tempestato di gemme e con dentro un anello con un diamante. (Cfr. p. 144)

Possiamo affermare che nel Settecento italiano alcune donne poterono esprimersi più liberamente che nella maggior parte dei paesi europei. Tra queste le già citate sorelle Agnesi, Laura Bassi e la poetessa Francesca Manzoni (1710 – 1743), elogiatrice sia di Gaetana che di Laura Bassi.

La poetessa Manzoni ottenne il patronage dall’Imperatrice Elisabetta Cristina, che la insignì del titolo di poetessa dell’Imperatrice, ovvero l’equivalente femminile del titolo conferito a Metastasio. (Cfr. p. 155).

Per quanto all’epoca siano state molto importanti e conosciute, queste eccellenti donne furono qualcosa di curioso, non un modello da imitare. Benedetto XIV fu favorevole all’espressione delle donne che stimava e sosteneva, ma doveva trattarsi di qualcosa di eccezionale. Il Papa inoltre «modificò la legge canonica per consentire anche alle donne di produrre prove durante i processi di beatificazione e canonizzazione, pertanto conferendo loro una legittimazione sociale ed epistemologica senza precedenti». (Cfr. p. 164) Tutto ciò non doveva apparire come un cambiamento, né una apertura generalizzata. Per questo motivo, a fine Settecento il “fenomeno” delle filosofesse si esaurì e si dovette aspettare la fine dell’Ottocento, e soprattutto il Novecento per il cambiamento.

Maria Gaetana, morto il padre Pietro, si dedicò completamente alle opere caritatevoli, anche se continuava a ricevere lettere e richieste di opinioni da studiosi, come ad esempio dal matematico Giuseppe Luigi Lagrange, che le chiese un giudizio nel 1762. (Crf. p. 168)

Nel 1771 Gaetana fu nominata direttrice della sezione femminile dell’istituto per l’assistenza ai poveri Pio Albergo Trivulzio, rinunciando però al compenso. (Cfr. p. 170).

Abbandonate prima le dispute filosofiche, quindi la matematica – sua grande passione – si dedicò per il resto della vita ai poveri e agli infermi, sempre con un’attenzione alla teologia e all’insegnamento dei valori cristiani.

Morì nel 1799 cittadina della Repubblica Cisalpina, in un contesto storico particolare: fu infatti sepolta in un’anonima fossa comune (Cfr. p. 173) e a lungo dimenticata.