Jessie Jane Meriton White Mario (1832 – 1906) fu una delle più importanti documentariste del Risorgimento e si dedicò alle inchieste sociali concentrandosi sulle condizioni di vita della popolazione italiana.
Era convinta che gli Italiani non conoscessero le condizioni di miseria di buona parte dei loro connazionali e sperava che le inchieste e i libri potessero scuotere le coscienze com’era avvenuto in Inghilterra e negli Stati Uniti.
I precedenti inglesi non mancavano: Charles Dickens, che aveva aiutato gli inglesi ad aprire gli occhi e a ottenere miglioramenti economici e sociali, e ancora personalità meno conosciute come Elisabetta Fry che riuscì a scuotere le coscienze inglesi parlando delle problematiche dei carcerati e portando alla realizzazione di strutture per le donne e di riformatori per i minorenni.
Se negli Stati Uniti Harriet Beecher Stowe, con la pubblicazione del libro “La Capanna dello zio Tom”, aiutò a far crollare il sistema della schiavitù, in Italia gli scrittori che mettevano in luce i problemi sociali, come ad esempio Francesco Mastriani, non riuscirono invece a scuotere gli animi.
Nell’edizione del libro di Jessie White Mario, curato da Pier Luigi Bagatin e intitolato “Le inchieste sociali” l’autrice ricorda come l’inglese “al primo segno di marea, allestisce la barca di salvamento” (Cfr. p. 7).
Oggi potremmo pensare che gli Italiani non riuscissero a risolvere i problemi e ad allestire una barca perché troppo oppressi dalla povertà, oppure che non ci fosse la volontà di farlo. Al di là delle motivazioni, Jessie White descrive gli orrori e gli errori, parlando di gente che sopravvive qualche anno in grotte nel sud del Paese prima di morire di stenti; di poveri contadini del nord che a causa della pellagra e di altre malattie morivano orrendamente e di tantissime altre situazioni penose.
Cita anche i nomi di alcune persone volenterose come Julie Salis Schwabe, ebrea tedesca che aiutò Jessie White Mario e che in vari Paesi diede vita ai giardini d’infanzia, volti a promuovere una crescita libera e armoniosa dei bambini (pp. 16-17). E ancora Lady Strachan, marchesa di Salsa, che aiutò a fondare un convitto e una scuola per fanciulle cieche e mendicanti. (Cfr. p. 120)
Tuttavia, a parte i casi di singoli benefattori, pareva mancare una vera presa di coscienza dei problemi di povertà, prostituzione e delinquenza anche giovanile. E per parlarne, Jessie White riporta numeri, statistiche, critiche e analisi della dispersione dei fondi presso le istituzioni di beneficienza.
Jessie sperava di risollevare le sorti della povera gente. Sperava che soprattutto le donne italiane potessero cambiare questo mondo, come era capitato in Inghilterra e negli Stati Uniti. Diceva che era necessaria la cura materna, l’intelletto e l’amore delle donne per salvare i bambini e i più sfortunati.
In Italia Jessie White Mario non trovò molto ascolto e gli orrori continuarono a far parte della vita quotidiana della maggior parte della popolazione per molti decenni e, in alcuni contesti, per quasi un secolo.