Gilda Ruta (1853 -1932) fu una importante pianista e compositrice che ottenne risultati e riconoscimenti sia in Europa che negli Stati Uniti, dove morì.
Nonostante fosse diventata un personaggio di rilievo nella comunità italoamericana e un’artista di fama, alla sua morte la stampa italiana non scrisse una parola e finì con l’essere dimenticata, anche oltreoceano.
Giovanni Vigliar nella sua opera “Gilda Ruta. Le due vite di una musicista napoletana” ci fa conoscere questa donna coraggiosa e determinata, proveniente da una famiglia di artisti (tra cui citiamo il padre Michele Ruta, la cantante lirica Emelina Luisa Sutton sua madre e la sorella Anna, anch’essa cantante).
Gilda fu una pianista molto apprezzata e una compositrice riconosciuta e vinse, nel 1890, la medaglia d’oro come compositrice all’Esposizione “Beatrice” di Firenze: si trattava di una rassegna internazionale, dedicata alla creatività femminile e organizzata dallo scrittore Angelo de Gubernatis, su proposta della poetessa e compositrice Carlotta Ferrari.
La stimata pianista si sposò con il conte Cagnazzi, un ingegnere che le diede due figli prima di morire improvvisamente, lasciandola sola e con l’esigenza di lavorare per mantenere la famiglia.
La necessità e la volontà di vedersi riconosciuta (soprattutto come compositrice) la portarono a emigrare in America, viaggiando in terza classe ma con una lettera di presentazione di Crispi, e poté presentarsi come contessa, vincitrice della medaglia d’oro e allieva di Liszt (quest’ultima voce apriva molte porte anche se pare non aver studiato con il noto Franz Liszt, ma sembra inoltre che Gilda non abbia neanche mai diffuso questa voce).
Negli Stati Uniti Gilda fu il volto della fabbrica di pianoforti Wissner, fondò la Ruta Musical Society, la Ruta Music School e divenne una esponente di spicco della comunità italoamericana di New York. Suonò le sue composizioni in importanti concerti e rassegne musicali. Anche a New York fu apprezzata come in Italia, dove era amata da personalità di spicco, tra cui la regina d’Italia Margherita di Savoia. (Cfr. p. 44)
La sua importante carriera subì diverse interruzioni per le gravidanze, la gestione della famiglia e la malattia del figlio, che le impedì di partecipare a tre importanti e ben remunerati concerti a Londra. Durante la carriera lavorò con importanti artisti, alcuni dimenticati, altri consacrati, come il ventiduenne Toscanini che suonò con Gilda alcune musiche della pianista, all’epoca ben più conosciuta di lui. (Cfr. p. 47)
Più della metà delle composizioni di Gilda Ruta furono dedicate a personalità influenti come la regina e altre donne e uomini importanti: la seconda moglie di Crispi e la figlia Giuseppina, la poetessa Flora Mancini Piccoli, la benefattrice Enrichetta Sacerdoti, la ricca gentildonna scozzese Liza Campbell Otway e molte altre.
Negli Stati Uniti si avvicinò molto alle donne influenti e alle attiviste per i diritti civili: ad esempio il 14 febbraio 1895 suonò con un’orchestra e un coro tutti femminili. Erano presenti molte gentildonne che finanziavano e sostenevano diverse iniziative. Tra queste citiamo Anna Mary Palmer Draper, Ellen Louise Demorest importante imprenditrice, la moglie dell’ambasciatore italiano Fava e Cora Slocomb, la ricca e colta ereditiera americana sposata con il conte friulano di Brazzà.
Gilda quindi si legò alle élite culturali femminili, ebbe molto successo come in Italia, ebbe molti allievi ma fu dimenticata, prima in Italia e poi oltre Oceano.
Fu una delle poche donne che fecero dell’istruzione musicale familiare una professione di altissimo livello. E fu una donna coraggiosa che non esitò a lasciare la patria vedova e con figli (dove la sua carriera sembrava essersi arrestata) per tentare la fortuna negli Stati Uniti, dove si inserì perfettamente tra le élite culturali.